Tramonte V.Giustizia riparativa: pratiche, effetti, potenzialità, Erickson, Trento Il volume illustra i principi alla base della restorative justice e le applicazioni attuali nel nostro ordinamento, anche alla luce del recente decreto 150/2022, tentando di fare il punto su alcune tra le più rilevanti acquisizioni empiriche a riguardo, ne traccia le linee concettuali che la definiscono e le principali esperienze concrete in cui si è tradotta. Illustra, inoltre, alcuni contributi di teoria psicologica e criminologica che sono stati considerati fondamento del funzionamento delle pratiche di giustizia riparativa, con l’intenzione di isolare concetti e approcci capaci di contribuire alla comprensione di ciò che avviene durante l’incontro e del perché, in definitiva, questo possa essere efficace. Cos’è la giustizia riparativa La giustizia riparativa consente di gestire le conseguenze dannose del reato e di individuare possibili azioni riparative attraverso il dialogo, facilitato da un mediatore, tra autore, vittima e comunità. L’approccio riparativo considera il reato come una frattura da cui possono generarsi azioni di ricostruzione e ritessitura di legami. Il movimento della restorative non considera il tempo della giustizia come un time out, un tempo in cui ci si allontana e si attende, ma come un time in, un momento per incontrarsi, parlare e rimediare, ove possibile.
Palermo G., Conflito e crimine tra punizione e giustizia riparativa: il D.Igs. 10 ottobre 2022, n. 150, Wolters Kluwer CEDAM, Milano Il saggio propone una lettura socio-giuridica della “disciplina organica” della giustizia riparativa, introdotta dal Decreto Legislativo 10 ottobre 2022, n.150. Muovendo da una prospettiva sociologica, analizza la struttura e le dinamiche del conflitto, per approfondire poi lo stretto rapporto che lo lega al crimine. Il conflitto, infatti, può essere il presupposto del reato, la sua matrice originaria, ma anche la conseguenza dell’evento delittuoso. La relazione tra autore e vittima di reato, talvolta irretiti in un distruttivo legame conflittuale, fa emergere l’incapacità del diritto di fornire risposte adeguate, capaci di promuovere la ricomposizione dello strappo personale e sociale. La giustizia riparativa, sottolinea l’autrice, può costituire uno straordinario strumento in grado di coadiuvare il diritto nella gestione del conflitto sociale, fornendo, allo stesso tempo, sostegno ed effettiva tutela alla vittima. Una giustizia “simmetrica”, capace di superare la sterile e insoddisfacente logica della contrapposizione delle parti in causa, evita la radicalizzazione del conflitto, promuovendone una gestione più ampia ed efficace. L’intervento normativo italiano sembra, però, ispirato prevalentemente dalla necessità di migliorare l’efficienza del sistema della giustizia penale, più che di fornire risposte adeguate alle esigenze della vittima, al suo bisogno di riconoscimento e di sicurezza. Nel saggio sono, inoltre, evidenziate le criticità di una riforma che in ogni caso appare, almeno formalmente, rilevante e da tenere sotto osservazione per i futuri sviluppi applicativi.
Insolera G. Sulla giustizia riparativa, Editoriale scientifica, Napoli L’idea di una giustizia riparativa si propone di sostituire al volto autoritario del Diritto penale quella di una mediazione tra autore, vittima e comunità. Questa prospettiva ha già fatto ingresso nel nostro sistema. Ma ciò è avvenuto in una logica complementare e limitata. La cd. riforma Cartabia sembra ritenere efficacemente generalizzabile l’idea all’ intero sistema punitivo. Il testo esamina il tema dando conto di molteplici perplessità, non superabili in virtù di una accattivante magia delle parole.
Di Tommaso G., La giustizia riparativa dagli albori alla Riforma Cartabia, Angeli, Milano La giustizia riparativa, in generale, e la mediazione penale, in particolare, sono modelli che coinvolgono la vittima, il reo e la comunità, nella ricerca di soluzioni ai conflitti originati dalla commissione di un reato, al fine di favorire la riparazione del danno, la riappacificazione tra le parti, il rafforzamento del senso di sicurezza sociale, superando la logica del “castigo” attraverso una visione relazionale dell’evento criminoso. Il testo intende approfondire lo sviluppo dei modelli di giustizia riparativa, dalle origini fino all’attuale riforma Cartabia proponendo, in particolare, una riflessione sull’evoluzione del sistema penale e dei modelli applicativi della giustizia; sull’analisi dei diversi strumenti e modelli di intervento che appartengono al paradigma riparativo, e sugli obiettivi concreti che vuole perseguire; sulla mediazione penale, con un esame concettuale e relativo alle tipologie e fasi attuative del programma; sugli ambiti di applicazione della giustizia riparativa a livello internazionale e nazionale; sul trend evolutivo e sull’applicazione in ambito minorile della mediazione penale e della sospensione del processo per messa alla prova. I tempi sono ormai maturi per la realizzazione di interventi che potranno produrre un cambiamento culturale nel modo di amministrare la giustizia, dando “respiro” all’intero sistema, giunto ad una chiara situazione di sofferenza.
Coppetta M. G. (a cura di), Immigrazione, libertà personale, diritti fondamentali, Wolters Kluwer CEDAM, Milano Questo volume raccoglie gli elaborati dei partecipanti al progetto di ricerca “Immigrazione, libertà personale e diritti fondamentali”, finanziato dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo. La disciplina sui diritti fondamentali spettanti agli immigrati, estremamente ampia e frastagliata, è oggetto di riflessione da diversi punti di vista. Innanzitutto, l’indagine si sofferma sulla legislazione europea, con particolare riferimento alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, così come interpretata dalla giurisprudenza della Corte di Strasburgo, alla Carta dei diritti fondamentali dell’UE, osservata attraverso la lente della Corte di giustizia, e alle direttive eurounitarie. Dai profili europei si passa all’ordinamento giuridico italiano, a cominciare dall’analisi della Costituzione, che assicura agli stranieri garanzie analoghe a quelle dei cittadini in ambito penale e giudiziario, almeno in materia di libertà personale, di accesso alle giurisdizioni e di assistenza difensiva, compresi i diritti all’interprete e al traduttore, settori considerati dalla ricerca. È, però, la disciplina ordinaria interna a delineare uno scenario non rassicurante, sia per lo scarso adeguamento al dettato europeo – ancora perfettibile, ma più garantito di quello interno – sia per le profonde lacune, soprattutto in materia di libertà personale. La c.d. detenzione amministrativa dello straniero, in particolare, è una misura collocata al di fuori del sistema penale, con insufficienti garanzie difensive e spesso impiegata per controllare e ridurre l’imponente e complesso flusso migratorio. A fronte dello sconfortante quadro normativo esaminato dagli autori, si individuano soluzioni interpretative e si formulano proposte per riformare la materia, al fine di renderla più rispettosa dei diritti fondamentali di ogni persona.